Inside Kabul di Danilo Marino

L’obiettivo permette spesso inopinate proiezioni nel tempo: così Danilo Marino ha scattato, e poi nel suo studio rivisto, carcasse di carri armati coperte di polvere, abitate da torme di bambini, come fossero monumenti dimenticati in una piazza di periferia.

Ha trovato un abito a fiori appeso ai suoi ricordi di viaggiatore. Ha ripercorso il mercato e i giardini di Babur, dove gli uomini si rifugiano all’ombra di uno straccio appeso a un filo. Ha ricordato, uno per uno, i nomi dei bambini Hazara i cui volti, dopo averli visti è impossibile dimenticare.

Questa la sua Kabul, fatta di sguardi e di gesti – l’uomo che afferra la bicicletta, una mano che giace vicina al bicchiere di tè, i bimbi seduti nella luce di un bovindo a leggere un libro, le donne intente a cucire – di persone con sogni, sorrisi e sguardi dritti.